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Le tradizioni della Pasqua in città e nei paesi a monte

28-03-2023 19:31 - Le nostre news
I racconti biografici: un modo per comunicare e parlare di sé e della propria vita, riferire le esperienze e condividerle, confrontarle con il modo di vivere odierno.

Le festività Pasquali ormai prossime, favoriscono la narrazione delle tradizioni legate alla massima solennità della liturgia cristiana nella quale viene rappresentato il mistero della Resurrezione. I colloqui biografici e le testimonianze raccolte fra i nostri Ospiti, raccontano che la Pasqua era una festività molto sentita per chi abitava in città, nei paesi a monte o a Marina di Carrara sia per l'aspetto religioso, sia per le usanze. Le signore raccontano come si preparavano per tempo, perché tante erano le incombenze da compiere prima delle festività: preparare le piante ed i fiori per adornare i sepolcri il giovedì santo e piantare il grano nelle vaschette basse al buio nelle cantine, affinché crescesse bianco e lieve. Le pulizie primaverili della casa, nel periodo che precede la Pasqua, erano molto accurate anche in previsione della visita del parroco per la benedizione delle case: le stanze della casa venivano imbiancate con la calce, gli oggetti in rame, stagno e alluminio, venivano lustrati con la sabbia portata dalle cave o dal mare. La preparazione per la Domenica delle Palme, era una delle fasi dell'attesa laboriosa della Pasqua: a Carrara, nei paesi e su tutto il territorio, trionfava l'olivo: il “broc” rami di ulivo folti ed alti decorati con fiocchetto e nastrini, guarniti con canestrelli, preparati dalle mamme, fatti di pasta dolce e ricoperti di confettini colorati. Il consistente e robusto ramo veniva sollevato il più in alto possibile per la benedizione ed al termine della funzione veniva riportato a casa e consegnato alla mamma, che lo riponeva, per tradizione, sopra l'armadio per tutto l'anno. La Domenica delle Palme era particolarmente attesa perché tutti indossavano i “vestiti della festa” e le scarpe nuove e l'abito veniva sfoggiato anche in occasione della visita ai sepolcri, il pomeriggio del giovedì Santo. Le visite al Santo sepolcro si protraevano fino alla sera del giovedì e la sera del venerdì Santo si svolgeva la processione del “Gesù Mort” in forma solenne, che aveva un fascino particolare di stupore e devozione. Tutti gli Ospiti ricordano che l'attesa del Sabato Santo era molto più lieta perché a mezzogiorno si “scioglievano” le campane che erano state legate il Venerdì Santo e, per annunciare le funzioni, i ragazzi giravano per le vie con delle tavolette rumorose chiamate “piciacò” preparate dai babbi. Il sabato mattino alle 10.00 era usanza andare alla fontana a bagnare il viso in senso di rinascita. Il “Lun'dì d' d'Anzel” era dedicato alla scampagnata fuori porta. Le mete per le famiglie riunite erano tante: monti mare e colline e tutti si preparavano in tempo per la “marenda” un ricco pranzo portato da grandi e bambini in capaci canestri, ricoperti da un “bucarol”. La scampagnata concludeva una settimana bella e movimentata che, anche dopo tanti anni, resta nel cuore e nella mente degli allora bambini e ragazzi.


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